L'universo mi parla. Come ascoltarlo?

Dare ascolto alle sensazioni provocate da ciò che ho intorno è un ottimo modo per conoscermi meglio. Anche di fronte a un film

Scontorni del David di Michelangelo e della Vecchia cortigiana di Rodin, su uno sfondo di stelle

Recentemente ho proposto a un gruppo di famiglie la visione di del film Figli, che avevo recensito nell'articolo Figli: la recensione di un film che si sarebbe dovuto chiamare Amanti.

Lo scopo non era semplicemente vedere un film, ma scambiarci commenti e impressioni dopo la visione per confrontarci tra di noi. Insomma, una sorta di piccolo cineforum tra famiglie che si trovano periodicamente.

Ciò che è successo mi è sembrato talmente interessante da convincermi a scrivere questo articolo, perché tocca un argomento cui sono molto sensibile: come la fruizione di un'opera (film, libro, canzone, dipinto, scultura e via dicendo) può aiutarmi a conoscere me stesso in modo più profondo e consapevole.

Il metodo che ho usato e che uso sempre in situazioni di questo tipo l'ho imparato seguendo la formazione PHR, che mira alla crescita e allo sviluppo della persona.

Questo metodo si adatta a qualunque tipo di situazione: la fruizione di un'opera, un avvenimento gioioso o doloroso eccetera; in questo caso, io parlo specificamente della visione di un film.

Come prepararsi alla visione

Occorre essere molto chiari sul motivo del cineforum:

  • non siamo qui per parlare di un film
  • siamo qui per scoprire come [Dio|l'universo|il karma|la realtà: ognuno può scegliere il tipo di trascendenza che preferisce, perché la cosa meravigliosa di questo metodo è che è un sistema generale] parla al nostro cuore per mezzo di un'opera di fantasia e del confronto con gli altri.

Perciò, se vuoi ottenere il massimo vantaggio per la conoscenza di te, cerca di sgomberare i pregiudizi dal tuo animo.

Se i pregiudizi persistono, cerca di capire da dove nascono: anche questo dice qualcosa di te.

Parlo di pregiudizi a ragion veduta, anche se spesso non sono percepiti come tali. Spesso i pregiudizi verso il film si nascondono dietro frasi di questo tipo:

  • Uffa! Non ho voglia di vedere un film di questo tipo
  • Non so, ma a me sembra proprio una cavolata
  • Ma non c'era nulla di meglio da scegliere?
  • E tante altre frasi del genere...

La cosa da notare è che queste frasi vengono pronunciate spesso anche se il film non è stato mai visto prima, basandosi perciò sulle anteprime viste in TV o al cinema, sul fatto che è interpretato da attori simpatici o antipatici, sull'argomento trattato e sul modo con cui è trattato.

Tutti questi sono pregiudizi. E non aiutano, perché sono come uno scudo attorno al cuore di me.

Nel timore che io possa essere ferito, mi impediscono di vibrare di fronte alle sollecitazioni che il film vi propone. È davvero un peccato, perché è realmente un'occasione persa.

Perciò, posso cercare di accogliere questi pregiudizi per poi metterli da parte: sono qui ad ascoltare ciò che vibra nel mio cuore. È un momento di crescita personale, non di svago.

Se ne ho voglia, posso anche andare un po' più a fondo del motivo di questi pregiudizi: perché questo film mi ispira diffidenza? Perché quell'attrice mi è antipatica? Rispondendo con onestà e completezza a queste domande, è facile che io scopra qualcosa di importante su di me.

Durante la visione

Sembra strano, ma durante la visione del film è più importante farmi attento a ciò che si muove in me anziché a cercare di capire il film.

Al posto di sforzarmi di inseguire ciò che il film vuole comunicare, mi faccio attento alle mie reazioni, anche quelle corporee. Ad esempio:

  • mi commuovo
  • divento insofferente
  • mi arrabbio
  • provo disgusto
  • mi manca l'aria
  • continuo ad agitarmi sulla poltrona
  • mi annoio
  • mi sento del tutto indifferente
  • mi riempio di tenerezza
  • eccetera.

Ognuna di queste reazioni è il segno che il film ha toccato qualcosa di vivo dentro di me. È questo l'importante: non ciò che il film ha voluto dire (che non lo sapremo mani a meno che gli autori non si raccontino a cuore aperto), ma che cosa è stato toccato di me?

Per fare un esempio: nella calca della metropolitana nell'ora di punta, un passeggero inavvertitamente sbatte contro il mio braccio, proprio nel punto in cui ho un livido fresco. Sento un male cane, e magari me la prendo con lui: "E stia attento, accidenti!". Ma il problema vero è che purtroppo ha toccato proprio il punto in cui ho il livido, perciò farei meglio a studiare il modo per proteggere e far guarire in fretta quella zona anziché prendermela con chi non ha colpa.

Ogni mia reazione è indicativa e non si verifica a caso.

Io posso scegliere se guardarla e comprendere da quale esperienza di vita nasce oppure se ignorarla e continuare a ragionare sul film.

La guerra dei Roses

Quando parlo di queste cose, di solito porto ad esempio ciò che è successo a me e a mia moglie Luisa la prima volta che abbiamo visto La guerra dei Roses.

La guerra dei Roses, girato nel 1989, è un film adattissimo ad essere utilizzato nelle scuole di psicoterapia per descrivere i giochi psicologici che le persone mettono in atto più o meno consapevolmente. Dal punto di vista dell'Analisi Transazionale, è un film molto crudo.

I due protagonisti a letto

Per maggiori informazioni, consulta l'apposita pagina di Wikipedia.

Il film parla del disfacimento di un matrimonio, durante il quale il marito e la moglie finiscono per farsene di tutti i colori.

Durante la visione, io ero come congelato dal terrore. Pur avendo voglia di scappare via, non riuscivo a muovere un muscolo.

Luisa, invece, era piegata in due dal ridere.

Qual era la differenza? La differenza stava non nel film, ma nelle nostre famiglie d'origine: a me il film ricordava fin troppo bene ciò che io avevo visto e vissuto con mia mamma e mio papà, ed era un'esperienza ancora dolorosissima. Luisa proveniva invece da una famiglia solida e per lei ciò che vedeva sullo schermo era solo un'assurdità comica. Il film era lo stesso: cambiavano gli occhi che lo guardavano.

In casi come questi, è davvero inutile chiedersi che cosa abbiano voluto dire gli autori: è più importante ascoltare ciò che la mia reazione mi sta dicendo a proposito della mia vita interiore.

Anche la mancanza di reazioni è una reazione

Vorrei essere davvero chiaro su questo punto.

Affermazioni come

  • non mi dice nulla
  • rimango indifferente
  • è inutile

sono il sintomo di una reazione molto forte, anche se nascosta.

Un film che non è nelle mie corde mi annoia, mi fa sentire un pesce fuor d'acqua perché parla di cose di cui non ho esperienza e che non mi interessano, mi toglie l'attenzione e mi fa girovagare con il pensiero.

L'assenza di reazioni è una reazione bella grossa. Di solito (ma non sempre) è una difesa a oltranza.

È come se indossassi un'armatura per evitare di essere colpito da cose che so che mi farebbero male. Così non sento nulla.

Anziché vivere indossando una corazza, magari posso chiedermi da che cosa voglio proteggermi.

  • Da un modo di vita che giudico negativamente?
  • Da un sistema di valori che non condivido e che sento minaccioso per il mio?
  • Da situazioni che in un mondo ordinato non dovrebbero esistere?
  • O da che altro?

Le persone sono fatte di nervi. Non è possibile che non vibrino.

L'importanza della condivisione

Questo lavoro di analisi delle sensazioni può essere fatto anche da soli, ma solo se si ha una padronanza più che buona del metodo e se non si vanno a toccare cose molto grosse (sia nel bene sia nel male).

La condivisione con un'altra persona o in gruppo aiuta a far sì che il proprio vissuto non rimanga un fantasma, ma sia un'esperienza integrata che è possibile riconoscere, accettare e gestire.

O, detto in altre parole, parlarne a cuore aperto con un amico fa bene.

Ciò che rimane

Voglio chiudere questo articolo con un altro apporto personale, che riguarda la condivisione all'interno del gruppo di famiglie che ha guardato Figli, di cui ho parlato all'inizio.

Ebbene, condividere fa bene non solo a chi parla, ma anche a chi ascolta.

Sentire le persone che parlavano di sé senza reticenze, mettendo a volte a nudo anche le proprie debolezze e i propri timori, ma anche le proprie gioie, è stato un regalo davvero senza prezzo.

Quando una persona si manifesta così come è, come si fa a non volerle bene?

Che c'entrano Michelangelo e Rodin?

Forse ti sarai chiesto perché ho usato il David di Michelangelo e la vecchia cortigiana di Rodin (oltretutto scontornati e con uno sfondo di stelle) come immagine di apertura dell'articolo.

Ebbene, per me il David di Michelangelo è una di quelle sculture che immediatamente fanno pensare alla bellezza dell'essere umano. Non si può non restare affascinati.

Ma se è facile restare affascinati davanti alla bellezza, è un po' più difficile pensare (davanti alla bellezza di oggi) alla bellezza che domani sarà sfiorita. Ma è comunque abbastanza comune.

Tuttavia ci vuole un animo grande per ritrovare, di fronte a un corpo di oggi, avvizzito e disilluso, la bellezza e l'entusiasmo di ieri.

Ecco: riuscire (attraverso il riconoscimento e la condivisione delle sensazioni) a comunicare la vita interiore permette di raggiungere nuovamente il nucleo di umanità intatta, vitale, amorevole.

È guardare il mondo con gli occhi ammirati dell'artista (o del genitore innamorato).

 


Sostieni i miei studi: fai una donazione

A quasi sessant'anni, ho deciso di iscrivermi all'università. Facendo il calcolo di quanto mi costa (tra tasse accademiche, esami, libri di testo, spostamenti, tempo tolto alla professione eccetera), iscrivermi è una pazzia. Ma una voce interiore mi dice di farlo.

Perciò faccio fiducia a questa voce interiore (sperando che non si tratti del primo segno di un crollo psicotico) e cerco di dare il meglio di me. Tu però puoi aiutarmi: puoi infatti sostenere i miei studi facendo una donazione, per la quale scegli tu l'importo: dai 5 euro in su è tutto ben accetto. Ciò mi permetterà di finanziare almeno in parte i miei studi e di continuare a dedicare del tempo al mio blog con argomenti che spero utili.

PayPal ti premette di fare una donazione anche se non hai un conto PayPal: puoi infatti usare la tua carta di credito o di debito, senza alcuna commissione aggiuntiva (se non quelle della tua banca).

Puoi fare la donazione cliccando sul link o inquadrando il QR Code: scegli tu la procedura che ti è più semplice.

Se non sei pratico, leggi le istruzioni su come fare la donazione

Per prima cosa, clicca sull'immagine del link diretto o su quella del QR Code: portano entrambe alla pagina delle donazioni di PayPal.

Schermata della finestra di PayPal per le donazioni, con le istruzioni

Quando appare la finestra per le donazioni, scrivi direttamente l'importo che vuoi donare: basta iniziare a scrivere, perché l'importo sostituisce automaticamente gli zeri iniziali.

Puoi anche decidere di aggiungere una piccola percentuale, pari alle commissioni che io pago a PayPal, e far sì che sul mio conto arrivi l'importo pieno.

Inoltre puoi selezionare la casella che rende mensile la tua donazione. Stai molto attento a questa casella: per me è molto importante sapere che posso contare ogni mese sul tuo sostegno, ma astieniti se non sei ben certo di ciò che stai facendo.

Al termine della donazione, puoi inviarmi un messaggio: fallo se vuoi comunicarmi qualcosa a cui tieni.

Segui il link

Libri antichi e un paio di occhiali: link diretto alla pagina delle donazioni. Sostieni i miei studi!

 Inquadra il codice QR

Codice QR per la donazione per sostenere i miei studi

Se vuoi saperne di più su sulla mia laurea, leggi il mio articolo Ho deciso di prendere la laurea (e tu puoi aiutarmi).


 

 

Il sistema dei commenti è di CComment

Questo è il sito web personale di Claudio Romeo

Codice fiscale: RMOPQL63E17F205B

Puoi usare liberamente le informazioni qui riportate, ma solo se citi la fonte
Il copia e incolla non è invece permesso: se hai dubbi, scrivimi.