Samuel Stern 13: le tenebre iniziano a dissolversi

I misteri che circondano Samuel Stern iniziano a lasciare trapelare qualche flebile lucina. Compreso il motivo per cui i migranti sono un tema caldo della politica italiana

Particolare della copertina del numero 13: un volto gigantesco sovrasta Samuel Stern

Ti avviso subito: questa recensione avrà un andamento un po’ inconsueto. Per iniziare, ti invito a guardare il video che ho realizzato per l’occasione: basta cliccare l’immagine sottostante e poi avviare il video.

Porzione della copertina del numero 13, con la scritta "La politica e i migranti"Clicca per guardare il video

Per speculum et in ænigmate

L’uso di modi contorti per conoscere o spiegare i fatti relativi alla natura dell’uomo o del cosmo non è una novità di oggi (né tanto meno mia): già lo spiegava San Paolo nella sua Prima lettera ai Corinzi e Umberto Eco lo citava nel suo Il nome della rosa. Perciò, buon ultimo, posso farlo anch’io, per quanto assai indegnamente.

Ecco perciò che il mio video, nato dichiaratamente su un registro ironico al solo scopo di strappare un sorriso tirato, può diventare una chiave di lettura seria per spiegare il senso di Samuel Stern; in questo caso, intendo Samuel Stern come opera globale, come progetto.

Troppo serio? Forse. Ma non mandarmi subito a quel paese: ti prometto che rimarrò con i piedi per terra.

Chi sono i demoni?

La letteratura (anche quella cinematografica) è piena caratteri e situazioni che venivano usati come parafrasi per parlare di altro: gli extraterrestri, i vampiri, gli zombie sono nati come artifici letterari per parlare di politica o di sociologia senza averne l’aria.

Ebbene, io credo che anche i demoni che incontriamo al cinema o nei fumetti siano esattamente questo. Non sono caratteri letterari, ma vere e proprie rappresentazioni sotto mentite spoglie delle nostre paure. Secondo me c’è quindi una relazione diretta tra demoni e migranti.

L’ho sparata troppo grossa?

Può essere. Sei solo tu che puoi giudicare se il fascino dei demoni che vogliono invadere il nostro mondo non sia alimentato, in te, anche dalla paura dei migranti.

Ma a questo punto faccio mie le parole cantate da Edoardo Bennano.

Ma che politica, che cultura!

Ho finito di blaterare di sociologia. Adesso parliamo di fumetti.

Un flebile chiarore

Dopo aver terminato la lettura di Tra i due mondi, mi sono ritrovato a chiedermi se chi leggesse l’albo senza aver letto quelli precedenti riuscirebbe ugualmente ad apprezzare profondità della storia.

Onestamente, credo di no. Credo di no perché ci sono tanti piccoli riferimenti circa il passato di Samuel Stern (l’Agenzia, la figlia, la cavalletta eccetera) che possono essere colti solo da chi sa che cosa è stato raccontato prima.

Sempre più, le storie di Samuel Stern si confermano intrecciate su una metastoria, che viene narrata con molta parsimonia. Ciò rende la faccenda interessante, a patto che ogni singolo albo sia comunque godibile anche per chi non ha letto nulla prima.

Se il tuo primo incontro con Samuel Stern è stato questo numero 13, lasciami un commento: ti è piaciuto oppure no? E perché?

A proposito di cavallette

Nelle storie di Samuel Stern c’è spesso un richiamo ad una cavalletta morta. Ho chiesto lumi a Massimiliano Filadoro. Riporto qui ciò che mi ha risposto.

È un ricordo che si è fissato nella mente di Samuel, che in qualche maniera Samuel stesso associa a un momento importante della sua infanzia con la madre.

È stato Samuel bambino a strappare le zampe alla cavalletta e a ucciderla, lasciandola mangiare dalle formiche. In qualche maniera quindi è un simbolo dell'attitudine dell'essere umano a fare del male.

Poi, qualcuno potrebbe trovare un parallelismo tra le formiche che aggrediscono una creatura ferita o morente, e i demoni... ma io non l'ho detto. 😃

Ringrazio pubblicamente Massimiliano per il chiarimento e, soprattutto, per ciò che non ha detto.

Il ritorno di Marco Perugini

Marco Perugini sigilla un primato: è il primo disegnatore a disegnare un secondo numero di Samuel Stern, poiché l’abbiamo già visto ai pennelli del numero 3 (Legione).

Il suo tratto non mi fa impazzire (è forse troppo essenziale per i miei gusti), ma la tavola è pulita e leggibile. Osasse un po’ di più negli sfondi e nella composizione, credo che i disegni diventerebbero un valore aggiunto della storia, non solo un supporto ad essa.

La mia scena preferita

In questo numero 13 c’è una scena che mi ha particolarmente colpito: quella in cui Samuel Stern spiega al piccolo Joshua come far andare via dalla sua mente le cose strane che vedeva.

Riporto qui la scena, che si trova alle pagine 32 e 33 dell’albo. Il rimontaggio è mio.

Samuel suggerisce a Joshua di riquadrare il demone dentro lo schermo di un cellulare e poi di romperloCome far sparire i demoni dalla testa? Clicca per vedere tutta la scena

Perché mi piace questa scena? Perché è attuale. L’idea di usare uno smartphone anziché un oggetto tradizionale (pensa al quadro di Dorian Gray) non è solo un trucco del mestiere per sorprendere il lettore, ma (dal mio punto di vista) la testimonianza di un’attenzione alla lingua che un ragazzino di oggi possa comprendere.

C’è anche il rovescio della medaglia: il fatto che io mi sia sorpreso la dice lunga riguardo alla mia età e al mio essere rimasto ancorato al millennio scorso.

 

 

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