Il Covid non esiste

È dal 1840 che conosciamo la causa delle pandemie

A sinistra, a colori, primo piano di un paramedico con tuta e respiratore. Sulla destra, in bianco e nero, scena manzoniana della raccolta dei morti di peste

In Rete si trova molto materiale riguardo ai negazionisti del Covid. Al proposito, ti segnalo solo due dei tanti articoli disponibili, che secondo me si segnalano per completezza ed equilibrio:

Ma il negazionismo non è una novità dei tempi odierni. Le posizioni negazioniste risalgono alla notte dei tempi e sono state riportate anche in opere celeberrime.

Ecco qui una testimonianza del 1840.

Una fonte ancora più antica

Tra il 1840 e il 1842, Alessandro Manzoni diede alle stampe l'edizione definitiva del suo capolavoro I promessi sposi, ambientato in Lombardia tra il 1628 e il 1630.

Uno dei comprimari non protagonisti è don Ferrante, che viene descritto dal Manzoni in questo modo: "Uomo di studio, non gli piaceva né di comandare né d'ubbidire".

Oggi diremmo che era un libero pensatore (versione benevola) o un gran rompiballe (versione meno benevola ma forse più precisa).

Qualunque sia il giudizio sul personaggio, è davvero interessante notare come don Ferrante reagisce non solo al diffondersi della peste ma anche e soprattutto alle raccomandazioni igieniche delle (ben misere) autorità sanitarie del tempo.

Lascio la parola al Manzoni.

Dice adunque che, al primo parlar che si fece di peste, don Ferrante fu uno de' più risoluti a negarla, e che sostenne costantemente fino all'ultimo, quell'opinione; non già con ischiamazzi, come il popolo; ma con ragionamenti, ai quali nessuno potrà dire almeno che mancasse la concatenazione.

- In rerum natura, - diceva, - non ci son che due generi di cose: sostanze e accidenti; e se io provo che il contagio non può esser né l'uno né l'altro, avrò provato che non esiste, che è una chimera. E son qui. Le sostanze sono, o spirituali, o materiali. Che il contagio sia sostanza spirituale, è uno sproposito che nessuno vorrebbe sostenere; sicché è inutile parlarne. Le sostanze materiali sono, o semplici, o composte. Ora, sostanza semplice il contagio non è; e si dimostra in quattro parole. Non è sostanza aerea; perché, se fosse tale, in vece di passar da un corpo all'altro, volerebbe subito alla sua sfera. Non è acquea; perché bagnerebbe, e verrebbe asciugata da' venti. Non è ignea; perché brucerebbe. Non è terrea; perché sarebbe visibile. Sostanza composta, neppure; perché a ogni modo dovrebbe esser sensibile all'occhio o al tatto; e questo contagio, chi l'ha veduto? chi l'ha toccato? Riman da vedere se possa essere accidente. Peggio che peggio. Ci dicono questi signori dottori che si comunica da un corpo all'altro; ché questo è il loro achille, questo il pretesto per far tante prescrizioni senza costrutto. Ora, supponendolo accidente, verrebbe a essere un accidente trasportato: due parole che fanno ai calci, non essendoci, in tutta la filosofia, cosa più chiara, più liquida di questa: che un accidente non può passar da un soggetto all'altro. Che se, per evitar questa Scilla, si riducono a dire che sia accidente prodotto, dànno in Cariddi: perché, se è prodotto, dunque non si comunica, non si propaga, come vanno blaterando. Posti questi princìpi, cosa serve venirci tanto a parlare di vibici, d'esantemi, d'antraci...?

- Tutte corbellerie, - scappò fuori una volta un tale.

- No, no, - riprese don Ferrante: - non dico questo: la scienza è scienza; solo bisogna saperla adoprare. Vibici, esantemi, antraci, parotidi, bubboni violacei, furoncoli nigricanti, son tutte parole rispettabili, che hanno il loro significato bell'e buono; ma dico che non han che fare con la questione. Chi nega che ci possa essere di queste cose, anzi che ce ne sia? Tutto sta a veder di dove vengano.

Qui cominciavano i guai anche per don Ferrante. Fin che non faceva che dare addosso all'opinion del contagio, trovava per tutto orecchi attenti e ben disposti: perché non si può spiegare quanto sia grande l'autorità d'un dotto di professione, allorché vuol dimostrare agli altri le cose di cui sono già persuasi. Ma quando veniva a distinguere, e a voler dimostrare che l'errore di que' medici non consisteva già nell'affermare che ci fosse un male terribile e generale; ma nell'assegnarne la cagione; allora (parlo de' primi tempi, in cui non si voleva sentir discorrere di peste), allora, in vece d'orecchi, trovava lingue ribelli, intrattabili; allora, di predicare a distesa era finita; e la sua dottrina non poteva più metterla fuori, che a pezzi e bocconi.

- La c'è pur troppo la vera cagione, - diceva; - e son costretti a riconoscerla anche quelli che sostengono poi quell'altra così in aria... La neghino un poco, se possono, quella fatale congiunzione di Saturno con Giove. E quando mai s'è sentito dire che l'influenze si propaghino...? E lor signori mi vorranno negar l'influenze? Mi negheranno che ci sian degli astri? O mi vorranno dire che stian lassù a far nulla, come tante capocchie di spilli ficcati in un guancialino?... Ma quel che non mi può entrare, è di questi signori medici; confessare che ci troviamo sotto una congiunzione così maligna, e poi venirci a dire, con faccia tosta: non toccate qui, non toccate là, e sarete sicuri! Come se questo schivare il contatto materiale de' corpi terreni, potesse impedir l'effetto virtuale de' corpi celesti! E tanto affannarsi a bruciar de' cenci! Povera gente! brucerete Giove? brucerete Saturno?

His fretus, vale a dire su questi bei fondamenti, non prese nessuna precauzione contro la peste; gli s'attaccò; andò a letto, a morire, come un eroe di Metastasio, prendendosela con le stelle.

L'italiano sciacquato in Arno di Manzoni sarà pure lingua aulica, ma ormai mostra i segni del tempo. Perciò mi perdonerai se oso fare uno stringatissimo riassunto.

In parole povere

Di fronte al diffondersi della peste, don Ferrante sostiene subito che i cosiddetti medici non la raccontano giusta.

Innanzi tutto, perché la loro supposta peste non può esistere come tale, visto che non appartiene ad alcuna categoria scientifica di cui si abbia evidenza.

E poi perché ciò che è sotto gli occhi di tutti (bubboni, pustole e via dicendo) è chiaramente dovuto a una contingenza ben chiara e comprensibile, se la scienza la si sa adoperare: non si accorgono i dotti della fatale congiunzione di Saturno con Giove? O vogliono forse negare l'esistenza dei corpi celesti e della loro influenza?

Così dileggia il blaterare dei medici, ignora le raccomandazioni delle autorità sanitarie e muore di peste, sacramentando fino all'ultimo contro le stelle.

Leggi le analogie tra la peste milanese del 1630 e il Covid-19

Nello scorso aprile, Andrea Rossi (che frequentava la IIC dell'Istituto Professionale di Stato Versari Macrelli di Cesena) ha pubblicato un'interessante ricerca sulle similitudini tra la peste manzoniana e l'attuale pandemia.

Andrea prende in esame i seguenti punti:

  • l'assalto ai forni e quello ai supermercati
  • la popolazione è preoccupata per un'eventuale mancanza di viveri
  • la ricerca del "paziente 1"
  • l'arrivo dell'epidemia dalla Germania
  • la decisione di trasformare Milano in una "zona rossa"
  • il morbo, inizialmente, viene sottovalutato
  • l'ordine di quarantena
  • i cittadini iniziano ad avere paura ma sottovalutano il pericolo
  • il "super commissario alle infrastrutture".

Devo dire che il lavoro di Andrea è inquietante.

Andrea ha descritto tutto molto bene, così non faccio altro che pubblicare il link alla sua ricerca, invitandoti a leggerla.

Scarica il libro I promessi sposi

Il libro non è più coperto dai diritti d'autore e puoi perciò scaricarlo gratuitamente dal progetto Wikisource.

Particolare di un frontespizio dei Promessi sposiIl frontespizio di una delle edizioni dei Promessi sposi. Clicca per vedere l'immagine completa

Il testo è disponibile in diversi formati.

 

 

Il sistema dei commenti è di CComment

Questo è il sito web personale di Claudio Romeo

Codice fiscale: RMOPQL63E17F205B

Puoi usare liberamente le informazioni qui riportate, ma solo se citi la fonte
Il copia e incolla non è invece permesso: se hai dubbi, scrivimi.